venerdì 5 ottobre 2012

CIO' CHE VIDE IL MAGGIORDOMO - NOTE DI REGIA


ALLEGRA OFFICINA PRESENTA IN PRIMA ASSOLUTA SABATO 20 OTTOBRE 2012 ORE 20.30 - AUDITORIUM DI GALZIGNANO TERME
L' incasso sarà devoluto ai terremotati dell'Emilia
CIO' CHE VIDE IL MAGGIORDOMO
 
con:
Luca Bertollo - Dottor Prentice
Monica Seller - Signora Prentice
Dottor Rance - Romina Bisacco
Geraldine Barclay - Stefania Bisacco
Nicholas Beckett - Riccardo Mortandello
Il sergente Match - Davide Camponeschi
Regia di Vittorio Attene
Assistente alla regia Stefania Bolzan

Un noto psichiatra (Luca Bertollo) cerca di sedurre la sua segretaria. La moglie dello psichiatra (Monica Seller) vuol far assumere il fattorino che ha tentato di violentarla la notte prima in albergo. Un ispettrice psichiatrica (Romina Bisacco) commissaria la clinica. Una segretaria (Stefania Bisacco) tutta nuda che cerca di recuperare i suoi vestiti e tornarsene a casa. Un poliziotto (Davide Camponeschi) è alla ricerca delle parti mancanti di una statua di Sir Winston Churchill. Un fattorino d’albergo (Riccardo Mortandello) è disposto a compiacere tutti gli appetiti sessuali purché lo si paghi. La girandola degli equivoci inizia nel modo più classico e cioè quando la Signora Prentice moglie del dottor Prentice torna in clinica proprio quando suo marito ha fatto spogliare la sua aspirante segretaria e la ha nascosta dietro il paravento del suo studio. Da qui si corre senza sosta a ritmo sostenuto verso un finale quasi Shakespiriano da “Tutto è bene ciò che finisce bene” spiazzante e assurdo.

Cercare di raccontare la trama di “Ciò che vide il maggiordomo” è quasi impossibile, come è impossibile capire il perché del titolo, visto che di maggiordomo non ce n’è proprio traccia. La commedia di Joe Orton, notevole drammaturgo morto ucciso dal suo amante all’età di soli trentaquattro anni, in soli sei anni di lavoro ci ha lasciato opere quali “Intrattenendo il signor Sloane” e “Il malloppo”. Farse graffianti e scorrette che mettono a nudo l’ipocrisia della borghesia degli anni settanta. I temi delle sue opere sono il sesso, il potere e la lotta per la sopravvivenza. Temi che ricorrono anche nel nostro spettacolo. Una sorta di follia dionisiaca in cui tutti, soprattutto i coniugi Prentice,  i protagonisti affogano le loro pulsioni sessuali in litri di whisky. Il titolo richiama le nostre commedie più sporcaccione come “La signora gioca bene a scopa?” o “L’infermiera nella corsia dei militari” e infatti, in “Ciò che vide il maggiordomo”, il pubblico, un po’ come faceva il  Pierino nostrano, spia dal buco della serratura le ossessioni/pulsioni sessuali dei protagonisti in caduta libera dentro un gioco degli equivoci sempre più avvolgente ed esilarante che li porterà a recitare quasi tutti in mutande o con i vestiti degli altri addosso: uomini vestiti da donna, donne vestite da uomo. I personaggi sono tutti terribilmente seri, non ridono mai o quasi, il pubblico però si e anche tanto. L’autore mette in scena uno studio psichiatrico quasi a dirci che siamo tutti matti e che non c’è cura. In questo mondo in cui “solo se sei continuamente drogato o ubriaco tutto sommato si sta anche benino” Orton vede nella realizzazione e soddisfazione delle pulsioni sessuali la vera libertà. Ecco perché questa commedia mette il dito nella piaga di una società perbenista e bacchettona che cerca in tutti i modi di tenere a freno la natura sessuale dell’essere umano attraverso la religione e il rigore scientifico producendo, in realtà, un effetto contrario.

A un suo caro amico disse: “Fai quello che ti piace a patto di non nuocere a nessuno. E’ la sola cosa che conti. Non sentirti colpevole. Fai tutto quello che ti passa per la testa. Respingi tutti i valori affermati della società. E goditi il sesso. Quando sarai morto ti dispiacerà di non esserti divertito!”

Vittorio Attene

 

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